Nebbioso pomeriggio d’autunno.
I mesi estivi sono volati via in fretta: affannose visite mediche, interminabili attese di referti in ospedale, giorni di immobili “indolenze” a letto o in poltrona… Voglio distaccarmi dalle quotidiane preoccupazioni di salute.
Ho sete di silenzio, di solitudine. Debbo ritrovare il cuore!
Un’ amica, la più cara, ha capito e mi ha portata, senza chiedermelo, quassù, in alto, al Santuario di Montepaolo.
Ma io cerco l’eremo, cerco i leopardiani “sterminati silenzi e profondissima quiete dell’eremo, esperimentati in altri tempi , altrove, per grazia e desiderio.
Scendo dall’auto, mi accolgono alcuni lenti, regolari rintocchi di campana. Un pensiero improvviso e impertinente mi occupa la mente: “che le monache abbiano anticipato la mia sete o quella di altri pellegrini e abbiano già fissato nel loro programma quotidiano un tempo e uno spazio di assoluto, rigoroso, “sacro silenzio”?… Non quello prima della notte ma nel mezzo di un giorno qualunque?!
La porta del Santuario è socchiusa, entro e istintivamente cerco da qualche parte un cartello, con la scritta :
“Fratello ateo, nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che non so darti, attraversiamo insieme il deserto. Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi, liberi e nudi verso il Nudo Essere e là dove la parola muore abbia fine il nostro cammino”(D.M. Turoldo)
Era il “saluto” con cui fino a qualche anno fa, una solitaria “pustinia” campestre mi accoglieva al suo cancello, quando la raggiungevo dalla città. E là, dentro, attendevo ,nel sacramento del Silenzio, la mia anima e… gli atei, i diversamente credenti, i cercatori di Dio, i nomadi dell’Assoluto
“Sciocca -mi dico subito -non sei mica al Giacobbe; qui sei a Montepaolo!!!”
Scherzi della memoria? Delirio nostalgico di un’ età avanzata? Improponibile antica consuetudine? Chissà?
Sicura di non possedere alcun talento di bilocazione. non mi arrendo. Oggi ho solo sete d’eremo!
Se stanca come sono e con poche forze, sono arrivata fin qui, non può essere per casualità. Forse mi sarà data la grazia, dopo alcuni anni, di attendere e di ritrovare la mia anima, proprio qui!?.
Mi accingo ad entrare; ci sarà pure un angolo da qualche parte, per ritentare un “pellegrinaggio nella grotta del cuore”?
La porta del Santuario è socchiusa, lascio dietro di me pochi pellegrini sulla piazzetta antistante. E’ un giorno feriale. Dentro, nel tempio non c’è nessuno; l’ambiente è abbastanza oscuro e tiepido , mi siedo nell’ultima panca in fondo, ( non ci sono i miei bassi panchetti “meditativi”). Forse qui, se qualcuno entrerà, non mi si siederà accanto, troverà un posto più congeniale davanti, vicino all’altare !
La luce rossa, davanti al tabernacolo chiuso è già di per sè sufficientemente evocativo. Mi basta!!.
Non ho bisogno di immagini, né di liturgia, né di omelie, nè di preghiere, né di colloqui… ho sete di eremo… se Dio vuole farmi grazia, mi permetterà di ascoltare la Sua “voce di sottile silenzio”
“Parla Signore la tua serva ti ascolta”.
“Tu non gradisci sacrifici e offerta, invece mi hai preparato un corpo” Sì, proprio così, “un corpo”!
Non una bella anima, non una vivace intelligenza, non una raffinata sensibilità’, non una vocazione contemplativa … no! “Un corpo! Tu, mi i hai preparato un corpo. Non dice S.Paolo?!:
…” Vi esorto io ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio: è questo il vostro sacrificio spirituale” (Rom.12,1)
Allora vuol dire che il corpo non è un dato accidentale, vuol dire che corpo e spirito sono un cosa sola .Vuol dire che la meraviglia della nostra fede è proprio che Dio ha preso un corpo in Gesù. Vuol dire che per cancellare la distanza siderale fra cielo e terra, fra sacralità e laicità, tra carne e spirito , il corpo dell’uomo è sacro, è una cattedrale più grande di quella di S.Pieto, un’ostensorio, capace di Dio.
Spirito e corpo sono dunque inscindibili: c’è fra loro una reciprocità, una interdipendenza . Quando Dio incontra un uomo che prega, non vuole incontrare un’ombra, un fantasma e tanto meno un angelo, ma un uomo intero anima e corpo, comprese le viscere
Solo così, tutto intero è davvero a Sua immagine!
Cristo lo sapeva bene se in tutto il Vangelo non dà mai spiegazioni astratte. Lui che conosce il cuore dell’uomo sa che il cammino spirituale deve partire dalla carne, dai suoi sensi, “divina tastiera”.L’uomo deve prima vedere, toccare, fare le cose… anche la verità è qualcosa da fare, come l’amore. I misteri della nostra fede non ci sono dati perchè ci speculiamo sopra, perchè li cristallizziamo in trattati di teologia, li elaboriamo in montagne di parole. Noi occidentali, modellati sul razionalismo greco, pensiamo che la verità la si può trasmettere vivisezionandola col bisturi della ragione attraverso parole magari cariche di passione, di cultura, di dottrina, di scienza, certo, lusingano la nostra intelligenza ma non incidono nè danno un senso alla nostra vita. alla nostra fede
“Dio ha messo nel cuore dell’uomo il senso dell’eternità, senza che l’uomo capisca dall’inizio alla fine, ciò che Dio ha fatto”(Qoelet,3,11)
Si capisce bene perchè quella sera Gesù volendo lasciare un segno della Sua presenza perenne, ma soprattutto volendo rivelare ai suoi discepoli e a noi futuri seguaci, l’essenza della sua e nostra natura di figli , non fece un discorso religioso, in un luogo sacro ( sapeva bene che non sarebbe bastata una spiegazione, un’idea… ( l’uomo finisce sempre col diventare idolatra delle sue idee, delle sue dottrine) ma si mise a tavola, fece un gesto e chiese ai suoi discepoli di ripeterlo sino alla consumazione dei secoli. Non spiegò meglio perchè si identificava in quel gesto e in quel pane… noi non avremmo mai potuto capire di più della sua vita, dei suoi insegnamenti, della sua morte se non… bevendo e mangiando.
Non ha voluto spiegare meglio quello che di per sé emergeva in modo illuminante da quel pane?… Se gli uomini si nutrono di questo pane possono arrivare a scoprire la loro origine divina , perchè Dio è amore, Dio è sostanza, Dio è carne che si spezza per nutrire gli uomini e poi sparisce.
L’intelligenza razionale non può capire, ma l’intelligenza del cuore legge la sua fame e mentre mangia quel pane, è Dio stesso che “mangia” lui e lo assimila così intensamente a Sè da spingere l’uomo a lasciarsi macinare dalla fame degli altri.
Ecco dunque il mio corpo: offro a Te l’eucarestia del mio corpo. Questo corpo che prima che nascessi, Tu sei venuto ricamando nel seno materno, e hai fatto di me una creatura unica, irripetibile; questo corpo che è il memoriale della mia vocazione, del mio destino;
C’è nelle cellule del mio corpo un’intelligenza e una saggezza diversa da quella della mente, ma c’è!
Non è un’intelligenza razionale, ma intuitiva ed istintiva, più naturale e genuina. Ogni cellula del mio corpo è portatrice dello Spirito che l’ha creata, e non si sa mai bene dove termina la carne e comincia lo spirito ; noi possiamo ascoltare nella carne il muto linguaggio dello Spirito che in esso si “materializza” e si esprime nei “divini sensi” tutti “capaci di Dio. Come mi piace ricordare la spiegazione luminosa della parola Adamo! A- dam, due parole con dam che significa sangue, preceduto dalla lettera Alef che significa Elohim Dio… e si può leggere : “Dio nel sangue” . Quindi Dio va prima cercato nel sangue, nella carne vivente, nei suoi “divini sensi” tutti “capaci di Dio. Siamo tutti degli Adam che devono di continuo ritrovare la loro origine eterna .
Il peccato originale che non smettiamo mai di commettere è per noi occidentali l’aver nettamente separato il razionale e l’irrazionale, la carne e lo spirito, il cielo e la terra, le realtà visibili e quelle invisibili, come se non avessimo ancora capito che la sola intelligenza razionale inaridisce , impoverisce, annulla la complessità, la globalità del mistero dell’esistenza.
Per questo oggi sono arrivata fin qui, con la mia sete di eremo, di silenzio, di preghiera, di Dio.
Allora nel mio cantuccio è il corpo che per primo deve esporsi, osì com’è, povero e nudo col muto linguaggio della sua postura simbolica, dei suoi gesti di ascolto, di attesa, di docile obbedienza. Per essere guardato ! “Se non si è guardati non si può essere illuminati”
Chiudo gli occhi e cerco una posizione comoda per rilassare il corpo ancora teso e contratto dentro la sua tunica di pelle : spalle, nuca, braccia, mani spina dorsale fianchi; mi impegno appena a cercare un respiro lento, regolare, diaframmatico. Immobilità quasi perfetta del corpo “come una fiamma in un luogo senza vento” “Immobile come una montagna” (suggerì un giorno lassù al Monte Athos, Serafino di Sarov al giovane filosofo francese che gli aveva chiesto come cominciare a pregare).
Come una montagna! Perchè la montagna sta ferma, ben stabile piantata per terra e la cima svettante verso il cielo. Sta senza tempo, non disturbata dal sole,dalla pioggia dal vento, sta così com’è e dà a tutto ciò che cresce sul suo dorso, il diritto di esistere
Anch’io sto così,. Semplicemente sto! Come una montagna
Occhi chiusi e mani aperte (che sono “appendice dell’anima” ) , in attesa di un soffio dall’Alto. Avverto il rumore della porta della chiesa che qualcuno fatica ad aprire, non apro gli occhi e non mi giro. Quando i suoi passi si avvicinano, lo sento passarmi accanto e allontanarsi da me…forse si è seduto più in là, come avevo sperato. Continuo a stare senza pensare a niente non c’è niente da far succedere, tutto è già successo, tutto è già lì, nel tempio del tuo corpo, nel sacrario del tuo cuore. E’ una esperienza di pura gratuità, di totale semplicità dentro il mare del silenzio .Qualche rumore da fuori mi raggiunge, e forse c’è qualcuno che bisbiglia qualcosa entrando…non li percepisco in modo conflittuale, li lascio entrare e uscire (i miei penssieri!) con calma, con gentilezza, come fa la montagna. Let out! È la sola parola d’ordine “ Lasciali andare!”. Tu cerca solo di esporti a quel Suo sguardo, così come sei, nella tua assoluta singolarità, nella tua storia, nel prodigio di esistere “Per essere illuminata devi solo essere guardata” Stai, sei solo un corpo che sta. Sta come lo smeraldo è verde, come la rosa profuma, stai senza un perchè…
Ti sembra di cominciare ad ospitare dentro una strana pace … la interrompe la campana con i suoi rintocchi ; avverte dolcemente che è finito il silenzio. Apri gli occhi e ti sorprendi nel vedere quante persone nel frattempo sono entrate, hanno occupato le panche davanti all’altare, e non te ne eri accorta! Forse quella pace mi è subentrata dentro (come altre volte nel passato) per la comunicazione inconscia che ti hanno trasmesso tutte quelle persone tuffate come te nel silenzio. C’è una specie di osmosi, una circolarità misteriosa e reale di doni spirituali che neppure immaginiamo quando le persone fanno silenzio insieme a noi
“ Il silenzio è la grande rivelazione .Quando un uomo tace e medita, tutto il mondo medita” dice l’Oriente.
Esco piano chiudo la porta dietro me…
Mi conforta dentro imrovviso il balsamo di alcune parole di Etty Hillesum imparate a memoriatanto tempo fa. Le ripeterò all’amica che mi sta già aspettando in auto per riportarmi a casa.
Sarà il modo di esprimerle indirettamente la mia gratitudine per avermi oggi portato qui
“…Il cielo esiste, vive dentro di me…Quando ascolto, è in realtà Dio che ascolta dentro di me. Ora conosco la mia cura: accocolarmi in un angolino e ascoltare quel che ho dentro, ben raccolta in me stessa. Tanto col pensiero non ci arriverò mai. Allora devi farti passiva ed ascoltare, riprendere contatto con un frammento di eternità. In me c’è una felicità così perfetta e piena,mio Dio…in me ci sono altopiani senza tempo, né confini, altopiani interiori della mia vita più profonda, dove io riposo in me stessa e la chiamo Dio e se Dio non mi aiuterà più, sarò io ad aiutare Dio…
Cercherò di aiutarti, mio Dio, affinchè Tu non venga distrutto dentro di me e ti disseppellirò dai cuori devastati degli altri uomini….L’ unica cosa che possiamo salvare in questi tempi, l’unica cosa che conta è salvare un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio”
MTB, una pellegrina del cuore