di Maria Teresa Battistini
Vorrei prima di tutto chiedere perdono ad Annamaria perché non sono andata ad abbracciarla e a salutarla nel suo ultimo doloroso tratto di vita. Fu indolente pigrizia? Paura di soffrire troppo? Povertà di forze fisiche e psichiche? Solo Dio sa!
E anche ora fatico ad uscire “dal guscio” come definiva Annamaria la mia reclusione, e a cercare poche parole essenziali, adeguate per quella profonda amicizia e una certa affinità elettiva che ci ha accompagnato per oltre 50 anni nonostante distanze e lunghi tempi di silenzio. Penso che ci abbia inconsapevolmente legato lo stesso ideale di “essere per gli altri” pur nella diversità delle nostre scelte di vita. Ho ascoltato lo struggente racconto che Chiara mi ha fatto per telefono delle ultime ore di vita di sua madre e abbiamo entrambi convenuto che Dio ha voluto concedere il suo dono finale ad Annamaria, a compimento e a conferma di un’ intera esistenza tutta spesa in un silenzioso servizio di amore e dedizione
Nel lontano novembre del 1962 Annamaria era nel gruppo dei giovani del Movimento Laureati Cattolici che studiavano i problemi della povertà e della fame nel mondo e nel 1963 fu tra i primi fondatori del Comitato per la lotta contro la fame. Intorno agli anni 90 l’attività di Annamaria si è fatta sempre più intensa, affiancandosi alla avventura di solidarietà del Comitato che si veniva affacciando sempre più al mondo e voleva impegnare cuore, cervello e braccia per rispondere agli appelli di aiuto che ci pervenivano dalle periferie esistenziali e geografiche, nazionali e internazionali. Tutti i volontari pronti e decisi a stare al passo con Pina che, con i suoi viaggi nelle varie missioni del mondo, era diventata infaticabile tessitrice di trame di solidarietà e di iniziative che coinvolgevano non solo il Comitato ma anche la città di Forlì.
Annamaria non poteva girare il mondo per i suoi impegni familiari e professionali, ma condivideva ogni viaggio, ogni iniziativa, ogni incontro, restando sempre fedele alla sua “Libroteca” divenuta molto presto il “fiore all’occhiello “ del Comitato. Ci scrisse una volta:
”C’è l’urgenza di realizzare progetti che affrontano concretamente la fame, la sete, la malattia, l’ignoranza, ma prima del fare c’è l’essere che il Comitato non è un’azienda, è un luogo di servizio, accoglienza, amore e questo vale sempre, anche quando a sera il bilancio è di pochi spiccioli. Accoglienza e rapporti creano storie di incontri e di amicizia, che sono, per chi ne fa esperienza, un dono e una ricchezza: ecco perché la nostra libreria è speciale nella sua bellezza e nella sua unicità. Essere per gli altri è stato sino all’ultimo respiro il messaggio di vita e di senso della vita di Annamaria. Non solo per l’amore ai lontani, ma anche per i vicini, per noi, per il calore umano; il suo affetto, i suoi cestini di piccoli fiori primaverili, i suoi tenerissimi bigliettini augurali hanno illuminato di luce anche i nostri faticosi giorni e ci sosterrà ancora, nel tempo che ci resta, lo struggente e tenerissimo ricordo di essere stati accolti, pensati, amati, proprio come diceva Bonhoeffer e senza dubbio anche Chiara, Giovanni e Lorenzo:
“Non c’è nulla che possa sostituire l’assenza di una persona a noi cara… il vuoto resta aperto. E’ falso dire che Dio riempie il vuoto. Egli non lo riempie affatto ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione sia pur nel dolore. Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in gioia silenziosa. I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso”.