Carissimi soci volontari,
come certamente sapete già, il Consiglio Direttivo del 26 aprile mi ha eletto vostro nuovo presidente.
Per me è un grandissimo onore, ma non vi nascondo che la paura di non essere all’altezza di una carica così importante mi insegue da quel giorno.
La nostra associazione è molto cresciuta: gli aiuti che destiniamo ai vari progetti di solidarietà in giro per il mondo sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, ma sono anche raddoppiati il lavoro e la fatica quotidiana.
La grande sfida per il Consiglio che si è appena insediato sarà proprio quella di riorganizzare il nostro Comitato per rispondere alle esigenze di questo mondo che evolve in maniera così veloce.
La strada da percorrere non è semplice, ma una indicazione mi è arrivata in questi giorni osservando una maglietta dei ragazzi del campo Shalom, quella del 2010 e vi era scritto: INSIEME SI PUÒ.
Un abbraccio. . Davide
SI DICE ROBERTO E SI RIANNODANO I FILI DELLA STORIA DEL COMITATO
E’ sempre difficile, per il rischio di scivolare nel patetico e nel sentimentale, parlare e scrivere di una persona che, peraltro, continua a lavorare qui con noi, ma se penso a Roberto vedo srotolarsi una pellicola che comincia con i primi passi del Comitato.
Roberto, studente di ingegneria, fa parte del nostro gruppo di giovani poveri di mezzi e di organizzazione ma ricchissimi di sogni, fantasia e ideali che decide di proporre a Forlì e dintorni i filmati di Mani Tese sulla realtà della fame nel mondo.
Questo impegno che occupa quasi tutte le nostre serate si fa più pressante quando cerchiamo di dare un volto alla realtà dell’emarginazione con la proiezione nelle parrocchie e nei circoli cittadini del film “Maria nel villaggio delle formiche” anche perché noi abbiamo un nostro concretissimo villaggio nel casermone di via Romanello dove Roberto e Paola, più tardi moglie di Roberto, sono una presenza fedele, intelligente e creativa e dove, a pensarci bene, c’è anche Maria nella persona di Annalena che comincia a maturare i primi segni di quella scelta che anni dopo la porta in Africa.
Risento tutte le nostre interminabili, appassionate e durissime discussioni sulle cose da fare e sul come gestirle e vedo Roberto ricondurre all’ordine, con calma e senza mai perdere la pazienza, tutto il caos dei nostri progetti e delle nostre idee richiamandoci a un patto di amicizia “PER” e “ATTRAVERSO” una scelta più grande di noi.
E quando, spinti dal Concilio che è la risposta a tante nostre attese e a tante nostre speranze, sentiamo l’urgenza di aprire la mente e il cuore al mondo, ancora con Roberto ritroviamo il senso della nostra fatica e dei nostri fallimenti attraverso le parole di don Milani, don Mazzolari, La Pira, fino alla lezione del grande Teilhard de Chardin che ci porta a credere che nulla va sprecato nel convergere dell’universo, attraverso lo spazio e il tempo, a ricapitolarsi nell’amore di Cristo.
Ho detto che Roberto, nelle discussioni e nei momenti di tensione, ha la forza disarmante della serenità: per anni lo abbiamo ricordato rispondere a un illustre docente universitario che definiva il Concilio “marxista e illuminista” e il nostro Teilhard un pazzo furioso, di leggere testi e documenti e non le recensioni di parte dei giornali e delle riviste.
Non ci fa paura, allora come oggi, la parola “utopia” usata nei nostri confronti: etimologicamente “non luogo”, questa parola ci porta a credere che è sempre possibile creare un luogo per la costruzione, con tutti i segni del “già” e “non ancora” che siamo chiamati a leggere in ogni tempo.
Ci ritroviamo con grandissima commozione una sera in San Mercuriale nel giorno successivo all’uccisione di Annalena: nella storia vissuta da noi a Forlì’ e da Roberto e Paola a Ravenna ci sono radice, fermenti e tensioni che nel dolore ripropongono ancora una volta un lavoro insieme.
Ed ecco Roberto presidente al Comitato a tempo pieno: non ho mai osato chiedergli la fatica di una presenza così concreta, diretta, attenta, costruttiva e fedele fra Ravenna e Forlì.
Due parole mi sembrano segnare la sua presidenza: relazione e gratuità. La relazione ha una concretezza quasi fisica in ogni direzione, è ascolto dei problemi e delle persone, specialmente dei volontari impegnati nei vari reparti e, soprattutto, è apertura alla città e al mondo attraverso iniziative e progetti, ma, nella quotidianità della vita del Comitato, è anche paziente capacità di tessere e ritessere i rapporti, senza paura delle lacerazioni e degli strappi, inevitabili dove si trovano a vivere e a lavorare tante persone, con la loro diversità e la loro fragilità.
E in questa fatica di ritessere e ricucire non c’è mai una toppa ma riprende vita un legame.
Non sempre ho condiviso scelte e metodo, ma ho sempre sentito in tutta la forza della sua realtà la nostra storia comune, e a volte basta ancora un’occhiata per intendersi a volo e magari sciogliere la tensione in una battuta e in una risata.
La gratuità è la parola che ancora fa vivere e lega insieme tutto il Comitato, ed è scelta di restare fedeli alle origini, di non confondere cose e persone, mezzi e fini, commercio e volontariato.
Il conformista e il mediocre traducono nella pratica l’apparentemente saggio “vivi e lascia vivere”, radicalmente opposto al nostro “I CARE” che Roberto ha scelto di incarnare e, in questa gratuità, grazie Roberto! . . Annamaria
É quasi terminata….
É quasi terminata la costruzione del capannone antisismico a Caldarola, una delle cittadine gravemente colpite dai terremoti del centro Italia.
L’opera è stata realizzata dal Comitato con fondi propri (euro 200.000) e con le somme donateci, da molte persone e da istituzioni, a questo scopo.
L’inaugurazione ufficiale è prevista per settembre e sarà la meta della gita sociale del Comitato di quest’anno
Il Mercatino visto da “fuori”
20 maggio 2017 ore 7,30: insolito movimento di macchine e bici nel parcheggio del Comitato: cosa succede? Ma non è sabato? Il Comitato non è chiuso?
Le persone si ammassano contro il cancello chiuso (meno male!): i primi soci che arrivano faticano ad aprirsi un varco, quasi fossero dei raccomandati che cercano di passare avanti agli altri: man mano che i minuti passano la folla cresce, stile sconti di primavera, e diventa sempre più impaziente.
Uno strano tipo con una copertina arancione ed un megafono in mano cerca di calmare la folla, raccontando di solidarietà, di progetti, di terremoto, di aste e che non si può parcheggiare sull’erba, perché quella del vicino è sempre più verde e tale deve rimanere e che per tutto quello che si prende (proprio tutto) si deve fare un’offerta e che tutto il ricavato va ai poveri (proprio tutto?) sì, proprio tutto.
Per un attimo tutti sembrano seguire il discorso con interesse, ma poi la mente vaga (stile Trump) e torna a pensare a cosa troverà di bello oltre il cancello (la rima è gratis)!
Or la squilla dà segno della festa che viene, ed a quel suon diresti che il cor si…… si apre il cancello e gli impazienti… gridando, su la piazzuola in frotta, e qua e là saltando fanno un …. fracasso indiavolato, precipitandosi verso le scale a passo di carica dei 101.
Solo, sconsolato, Giorgio, che fino a quel momento aveva governato la turba con autorevolezza, si siede all’ombra (si fa per dire visto che è nuvolo fitto) di un pino secolare (leggi alberello magrissimo e intimorito).
Cominciano ad uscire i primi fortunati, chi con un libro, chi con un paiolo, un tavolinetto stile impero (quale impero?) un paralume, una ruota da bicicletta, chi apiedivadoaprenderelamacchina per caricare, chi mordendo un bombolone (nome scientifico krapfen).
Vengo anch’io? No, tu no! Perché? Perché no!
Tu stai fuori a fare il vigile, nome scientifico capellone, termine moderno parcheggiatore abusivo… senza mancia.
Stop! –
Osservatore anonimo
IL CAMPO SHALOM
Dal 10 al 17 giugno 2017 si svolgerà la 9° edizione del campo shalom: é un gran risultato!
Pochi giorni dopo (il 26) è il 50° anniversario della scomparsa di don Milani il cui insegnamento è stato ed è fondamentale per noi del Comitato. L’accostamento potrà sembrare azzardato ma in questa settimana al campo si fa scuola, che Don Lorenzo definiva l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare il loro senso della legalità, dall’altro la volontà di leggi migliori cioè di senso politico.
Noi volontari siamo tenuti ad essere, oltre che infaticabili lavoratori, anche maestri in materie rare e molto impegnative: la gratuità, la solidarietà, la partecipazione. Io credo che queste, che potrebbero sembrare astrazioni oppure ”belle parole”, proprio nel nostro quotidiano e spesso umile impegno, acquistino forma peso e colore, dobbiamo essere ottimisti, con l’esempio possiamo far nascere qualcosa di buono che i giovani del campo sicuramente sapranno far fruttare.
Rivolgo quindi a loro a nome di tutti i volontari un caloroso Shalom! We care ! .
Michele
Siamo solo “riciclatori” o anche “educatori?
Queste “pillole” sono estratte da una lezione di Mons. Erio Castellucci, il nostro “don Erio”, all’ultimo convegno nazionale sulla Pastorale Giovanile. Provate a leggerlo riferendo la parola educatore al socio del Comitato e pensando a tutti i giovani che
transitano da noi alla ricerca di un “sentiero”. A chi è interessato ad approfondire possiamo fornire l’intervento completo che per ovvie ragioni di spazio non abbiamo potuto riprodurre.
….un buon educatore dei giovani agisce a nome della comunità e non da solitario, è mosso dall’amore verso i ragazzi e non si fa prendere da paura e pregiudizio verso di loro, sa mettere i necessari “no” dentro al grande “si” che è il Vangelo.
Il primo fattore di sterilità nell’educazione dei giovani è quindi l’isolamento dell’educatore, che può nascere da una sorta di gelosia possessiva…. Qualche volta questa gelosia si maschera da disponibilità a 360°, si nasconde dietro una generosità a tutto campo, si mimetizza sotto una grande intraprendenza e un attivismo continuo; ma in realtà è compensazione affettiva, bisogno di approvazione, narcisismo patologico.
….l’educazione è cosa di cuore… “cuore” è la parola che compone cordiale, coraggio; implica dunque ascolto cordiale del giovane, fiducia e incoraggiamento nei suoi confronti anche di fronte all’errore.
(gli educatori) Non sono solo educatori da parte della comunità, ma anche educatori della comunità.
Una delle chiavi della gioia è l’amore per il sentiero. A volte, invece, coltiviamo l’amore per la meta detestando il sentiero; é vero che un sentiero senza meta non è amabile, anzi, rende la vita un vagabondaggio. Ma è anche vero che cercare di raggiungere la meta senza apprezzare il cammino è pesante, rende la vita un affanno. L’educatore è colui che accompagna il cammino, ne fa apprezzare la bellezza, attira lo sguardo sulle piccole cose della strada. Sa qual è la meta, ma aiuta il giovane a non bruciarla, a guadagnarla poco alla volta.
(gli educatori) Non sono fotografi, ma registi. Il fotografo mira all’istantanea, blocca la situazione di un momento e la immortala. La tentazione del fotografo è presente in ogni educatore, perché è facile scattare un’istantanea e definire il ragazzo, associandogli dei comodi aggettivi classificandolo entro qualche categoria….
…. Il mistero della persona è molto più grande di ogni sua singola manifestazione. Per questo l’educatore è un regista: uno che accompagna la crescita dei personaggi, ne favorisce lo sviluppo, li porta dentro a una trama che va verso una conclusione.
L’educatore non è un giudice, ma un medico. Il giudice indaga, percorre le piste dei sospetti, emette sentenze. Ma Gesù non emette mai sentenze definitive: nel suo vocabolario non esiste la parola “spacciato”. I medici di un tempo – qualche volta anche quelli di oggi – ascoltavano il paziente, toccavano il corpo e poi curavano.
Ma per essere registi e medici aggiornati e capaci è necessario lavorare in equipe, altrimenti non si rimane al passo con i tempi….. il servizio educativo compie un salto di qualità quando passa dalla prima persona singolare alla prima persona plurale.
ULTIME DECISIONI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
MADAGASCAR – Finanziato un progetto di attività agricole con euro 50.000 secondo un piano triennale, tramite l’Associazione “Volontaria” di Bertinoro – referenti Goffredo Sacchetti e Michele Lanzoni.
BURKINA-FASO – Elargito un contributo di €. 5.000 alla missione di padre Patryce Nyanda che aiuta gli studenti poveri.
PERU’ – Quivilla; scuola secondaria femminile di padre Varoli; concesso contributo di €. 10.000 per la formazione e l’avviamento al lavoro di un gruppo di 25 ragazze bisognose fra i 12 e 16 anni.
ETIOPIA – Progetto di padre Angelo Antolini, per la creazione di una attività casearia col latte dello zebù Arsi, per la lavorazione e conservazione dei formaggi; attività che può dare lavoro e dignità specialmente alle donne – concesso un contributo di euro 20.000.
ITALIA – Forlì – Per la ristrutturazione di locali destinati ai giovani per vivere esperienze di comunità e di aiuto agli altri; si è deciso un contributo di €.15.000
NIGERIA – Progetto itticoltura di padre Patrick Omutah; deliberato un impegno di 40.000 euro da erogarsi secondo un piano da definire, col vincolo di reporting di dati e foto.
ALBANIA – Assunto impegno di 27.473 euro per il completamento della casa “Aquilone”, ove vengono assistiti ragazzi indigenti, abbandonati, handicappati, con la condizione che i lavori vengano eseguiti con l’approvazione del Comitato.
ETIOPIA – Dr. Cenerini – per l’attrezzatura di ambulatori medici e la formazione del personale, contributo di 5.500 euro.
COSTA D’AVORIO – Per la casa di accoglienza bambini abbandonati “Arc en ciel” di suor Monica Auccello, elargiti €. 10.850.
ITALIA – Forlì – Rifinanziato il fondo per le emergenze e povertà locali, con €. 10.000.
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Nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro alcuni ragazzi stanno operando al Comitato, collaborando coi soci nei diversi reparti.
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SORRIDIAMO UN PO’
Un famoso proverbio cinese: “Can che abbaia, non è ancora cotto!”
Offesa tecnologica: “Sei così brutto che se ti avvicini al computer scatta l’antivirus”
Il chirurgo al paziente: “Mi spiace signore ma dobbiamo riaprire la sua ferita perché temiamo di avervi dimenticato un rotolo di garza”. Il paziente: “Ma voi siete matti, ecco 5 euro e compratevi un rotolo nuovo”.
Un genovese, per non buttare una pomata per i calli si è comprato un paio di scarpe strette.
Il posto più pericoloso: il letto, vi muore l’ 80% della gente.
NUOVI SOCI
Accogliamo in amicizia i nuovi soci volontari:
- Alberto Granata – al reparto medicinali
- Ombretta Fabbri – al reparto medicinali
- Carlo Medri – al reparto oggettistica
- Daniela Pompinetti – al reparto giocattoli
- Claudio Casadei – al reparto mobili
- Fabrizio Francia – al reparto mobili
- Don Andrea Carubia – per i giovani
- Franco Gatticchi – al reparto medicinali
- Francesco Milanesi – al gruppo di Premilcuore
- Valentina Pusateri – al reparto libri
- Lenuta (Lucia) Paraschiv – al reparto oggettistica
- Paolo Baccarini – al reparto cassonetti
- Andrea Turchi – per i giovani
- Cristina Graziani – al gruppo Mato Grosso
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Una frase di Annalena
Dì ai giovani che la vita è bella, che la vita vale la pena di essere vissuta fino in fondo e che non abbiano paura di viverla questa vita…. fino in fondo.
Devono pagare di persona, devono farla finita con le troppe parole, con le dispersioni, con le dissipazioni. Dì loro che imparino a diventare onesti dentro, rigorosamente onesti con se stessi e poi che paghino, che non abbiano paura e si diano fino in fondo perché così la vita è bella….solo così.
SONO VENUTI A TROVARCI AL COMITATO
- Suor Giusta, da Asmara (Eritrea) che aiuta le famiglie indigenti della zona e gestisce un asilo per bimbi poveri.
- Il dottor Stefano Cenerini, che in Etiopia sta riqualificando 4 ambulatori e formando operatori sanitari.
- Padre Samuele Fattini, padre salesiano, dal Perù, che a Chimbote ha istituito, con l’aiuto del Comitato, un centro giovanile.
- Don Marcello Vandi, dal Venezuela, che ci ha aggiornato sulla terribile situazione che si vive in quel paese, dove non si trova nulla, né cibo, né medicine, perfino neppure la benzina
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TRE NOTIZIE IMPORTANTI
=== La prima domenica di settembre, il 3, si terrà la tradizionale Festa a Sant’Agostino, nella quale noi soci ci ritroveremo: 1) a tavola, 2) insieme per parlare un po’ dei nostri problemi e del futuro del Comitato (l’ordine di importanza dei due aspetti andrebbe invertito).
=== La seconda domenica, il 10 ci sarà l’inaugurazione a Caldarola del capannone antisismico realizzato dal Comitato per quelle comunità così gravemente colpite. Sarà la meta della nostra gita annuale alla quale speriamo voglia partecipare un gran numero di soci. Altre informazioni vi verranno fornite a tempo.
=== Cinquanta anni fa, il 26 giugno 1967, moriva, assistito dai suoi ragazzi di Barbiana, don Lorenzo Milani, figura guida di educatore e del movimento per la Pace, che ha ispirato le prime iniziative del Comitato. La comunità forlivese lo ricorderà lunedì 26 giugno alle ore 20,45 a S.Mercuriale, prima nel chiostro e poi nella basilica: non mancare!
TENETEVI LIBERI PER QUESTE DATE